
Il viaggio ha origini antiche. Dalle grandi (o piccole migrazioni) dei nostri antenati Sapiens, in giro per il globo per assoggettarlo e diventare la specie dominante, ai pellegrinaggi medievali, ai traffici mercantili del Rinascimento, alle avventure per mare e per terra di avventurieri e mercanti dei secoli successivi, i viaggi sono sempre stati esperienze di grande valore sia per i singoli che per le società e culture che hanno contribuito a mettere in contatto. Solo verso la fine dell’800, con le grandi esposizioni internazionali e lo sviluppo delle nuove vie di comunicazione, nasce una prima forma elitaria di Turismo che si svilupperà poi tra le due guerre e diventerà un fenomeno di massa nel secondo dopoguerra.
Il Grand Tour
Un altro tipo di viaggio, il Grand Tour, è entrato nella storia degli ultimi secoli (a partire dal ‘600) come una esperienza che i giovani rampolli dell’aristocrazia europea dovevano compiere per imparare a conoscere il mondo attraverso l’arte, la cultura, le relazioni con i territori attraversati in un lungo viaggio, che poteva durare anche più di un anno, e che, per le sue difficoltà oggettive, costituiva esso stesso motivo di esperienza e di crescita.
Il viaggio in bicicletta
Oggi il viaggio in bici sta diventando una moda. Bikepacking, Adventure trail, randonnée o viaggi in solitaria, grazie alle esperienze mitiche di alcuni precursori e allo sviluppo tecnologico che mette a disposizione dei ciclisti nuove interessanti applicazioni, stanno sempre più prendendo piede tra un gran numero di ciclisti.
Il viaggio in bici, rispetto alle altre modalità di viaggio, consente di apprezzare di più i luoghi che si incontrano e si attraversano, e anche di percepire con maggiore consapevolezza gli stati d’animo che si provano durante l’esperienza che si compie.
In passato, i viaggiatori del Grand Tour, annotavano su un diario informazioni riguardanti il percorso e le esperienze provate. In alcuni casi, le parole utilizzate per descriverle venivano accompagnate da disegni schizzati che poi venivano utilizzati per rielaborare i ricordi di viaggio.
Certamente è diminuito il numero di chi ama scrivere un diario di viaggio e usa il disegno per fissare nella memoria le emozioni provate, ma oggi ci sono strumenti anche più performanti per ottenere risultati analoghi.
Il problema non sta nel mezzo utilizzato, ma nel fine che si persegue.
La narrazione
Narrazione e non documentazione. Questa credo che sia la sfida dei viaggiatori del nuovo millennio. La posta in gioco non è il viaggio, ma ciò che il viaggio modifica in noi stessi. Partire già con l’idea di realizzare un diario multimediale modificherà profondamente la nostra esperienza, arricchendola di spunti e annotazioni che, sicuramente, andrebbero persi.
Tutti quei viaggiatori che scrivono un diario di viaggio, tornano a casa con un bagaglio di ricordi e di informazioni importanti che aggiungono senso alla propria avventura. Le tecniche narrative sono individuali e varie. Non importa seguire una traccia precostituita, ma è molto importante leggere racconti di viaggio, vedere documentari, servizi fotografici e dotarsi di un metodo.
Gli strumenti a disposizione
Se il nostro viaggio ha motivazioni assimilabili a quelle dei viaggiatori del Grand Tour, gli strumenti che la tecnologia ci mette a disposizione, sono più che sufficienti per permetterci di realizzare una narrazione interessante della nostra esperienza.

Lo smartphone
Lo smartphone, quello straordinario dispositivo da cui non possiamo più separarci, ha delle funzioni formidabili per realizzare il racconto del nostro viaggio in versione multimediale. Questo però non è scontato. E’ necessario capire bene cosa vogliamo realizzare.
Se non abbiamo un progetto e non conosciamo i vari linguaggi che concorrono a costruire la narrazione, rischiamo di produrre una montagna di frammenti insignificanti che non possiamo usare per riorganizzare il nostro racconto rendendolo leggibile, interessante, gradevole, memorabile.
Prima di iniziare il nostro viaggio dobbiamo quindi imparare ad usare il nostro smartphone che, oltre ad essere un telefono, è una fotocamera, una videocamera, un elaboratore di testi, uno strumento per inviare messaggi, un geolocalizzatore, un visore di mappe, uno strumento per ricercare e informazioni e per visualizzare contenuti multimediali. Possiede anche altre innumerevoli funzioni, ma iniziamo focalizzandoci su ciò che ci può servire per il nostro diario di viaggio.
La fotografia
Fermarsi a guardare, osservare, immergersi nella situazione e nel contesto e, solo alla fine, scattare la foto. In questo modo possiamo catturare nel frame quegli elementi per noi più interessanti e meritevoli di essere trasmessi ad altri.
Molto spesso si scatta la foto senza pensare. Non sapendo bene cosa inquadrare ci si affida al caso e si rimanda la visione a dopo, privilegiando la copia all’originale. E’ un errore frequente. Così facendo si producono innumerevoli immagini inutili, totalmente sganciate dalla memoria dei luoghi e dalle emozioni provate.
Per fare una foto utile al racconto è necessario che il soggetto sia significante, possegga cioè un valore comunicativo connesso alla narrazione. Un paesaggio può essere bello e utile da fotografare ma dobbiamo ricordarci che il nostro è un racconto di un viaggio in bicicletta. Per questa ragione sarebbe bene inserire nell’inquadratura, anche se solo marginalmente, la strada e un ciclista (o almeno un particolare che rimandi al viaggio in bici).
I paesaggi con i ciclisti in posa sono troppo didascalici, meglio di spalle o in pose naturali rubate.
I selfie
Possibilmente da evitare è l’inserimento del proprio volto incastonato in una inquadratura. Il selfie è una operazione narcisistica che può essere interessante e utile come ricordo personale ma molto meno come testimonianza dei luoghi attraversati e difficilmente utilizzabile in un racconto di viaggio. Troppi selfie rendono la narrazione (del proprio volto) ripetitiva e stucchevole e ad uso solo degli amici più stretti.
I selfie possono essere utilizzati (sempre con parsimonia) in un gruppo WhatsApp o FB ma devono essere accompagnati da commenti interessanti (almeno per il gruppo) e devono contenere un po’ di autoironia, evitando l’autoreferenzialità.
I video
Altra cosa è il video. È molto più diff icile da realizzare, perché deve rispettare regole narrative ancora più complesse che non si possono improvvisare o affidare al caso. La gran parte dei video realizzati durante un viaggio, a meno che non colga eventi irripetibili, risulta inguardabile. Se ti piace girare dei video, cerca di realizzare sequenze non più lunghe di qualche secondo, pensando già a uno schema di montaggio successivo. Sequenze lunghe servono a poco e quasi mai sono utilizzabili in post-produzione.
Guarda un mio video, realizzato con pochi mezzi, per raccontare la Rando Imperator del 2016, percorsa sotto la pioggia
I social
Anche i social possono contribuire alla realizzazione di un diario interattivo del viaggio. Si possono pubblicare materiali in ogni momento e il proprio spazio web può diventare il contenitore condiviso dei vostri appunti. Ma anche in questo caso non affidarti all’improvvisazione. Cercate di costruire uno schema, una trama che poi modificherete strada facendo. Non partite senza idee e non pubblicate qualsiasi cosa vi capiti.
Guarda il gruppo FB realizzato per pubblicare i selfie della 999 Miglia.
Il diario come bussola
Per concludere, dai importanza alla costruzione della narrazione della tua impresa così come la dai alla programmazione del viaggio e al desiderio di farlo. Il tuo diario sarà la bussola che orienterà il carosello dei tuoi ricordi e potrà anche essere uno strumento utile per tutti coloro che vorranno utilizzare la tua esperienza e i tuoi racconti per organizzare il loro viaggio.

Leggi un mio post dove racconto l’esperienza della Alpi 4000 del 2018
le foto sono di Fabio Coppi
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