In Europa ci sono dei percorsi, a piedi e in bicicletta, che hanno una grande fama e godono di un notevole successo di pubblico. Ciò che più concorre a renderli famosi è il fascino del racconto dell’esperienza di coloro che li hanno percorsi e il valore simbolico che li caratterizza.

Il pellegrinaggio verso i luoghi sacri delle varie religioni è stato uno dei motivi che ha mosso e ancora muove centinaia di migliaia di persone in tutti i continenti. Nel mondo occidentale, dopo la parentesi del secolo scorso, stanno riprendendo vita in modo particolare due dei grandi percorsi di pellegrinaggio della cristianità: il Cammino di Santiago e la Francigena.

Pur rappresentando un’attrazione di tipo spirituale per i credenti, entrambi i percorsi sono diventati dei prodotti turistici che, in molti casi, travalicano il significato religioso e attraggono una moltitudine di persone che trovano una motivazione, condivisa, per affrontare un viaggio che, si spera, possa avere caratteristiche diverse da una semplice vacanza.

Se per il Cammino di Santiago si può parlare di un vero boom a livello mondiale, lo stesso non si può dire per la Via Francigena che, nonostante sulla carta possegga un’attrattività maggiore per le mete che mette in comunicazione, non ha lo stesso successo.

Di seguito provo a dare delle possibili spiegazioni del fenomeno, descrivendo i due percorsi e le loro caratteristiche facendo riferimento alle fonti ufficiali linkate.

La Via Francigena sta ad indicare un insieme di vie che dall’Europa occidentale, in particolare dalla Francia (da dove origina il nome), conducevano nel Sud Europa fino a Roma (alla tomba dell’apostolo Pietro) e di qui proseguivano verso la Puglia, dove vi erano i porti d’imbarco per la Terrasanta, meta anch’essa dei pellegrini e dei crociati.

Il pellegrinaggio a Roma, nel medioevo, era una delle tre peregrinationes maiores insieme alla Terra Santa e a Santiago di Compostela. L’Italia era percorsa continuamente da pellegrini di ogni parte d’Europa. Molti si fermavano a Roma, gli altri scendevano fino al porto di Brindisi e poi, da lì, si imbarcavano per la Terra Santa.

La prima descrizione del percorso fu fatta nel X secolo dal vescovo Sigerico, di ritorno a Canterbury dal pellegrinaggio fatto a Roma. Il documento di Sigerico rappresenta una delle testimonianze più importanti di questa rete medievale di vie di comunicazione, ma non esaurisce le molteplici alternative che concorrono a definire una fitta ragnatela di collegamenti che il pellegrino percorreva a seconda della stagione, della situazione politica dei territori attraversati, delle credenze religiose legate alle reliquie dei santi lungo il percorso.

Non si può parlare quindi di un’unica via Francigena (come lo si può fare per le vie consolari romane) ma di una rete di percorsi che collegavano l’Europa a Roma e alla Terra Santa.

La presenza di questi percorsi, attraversati da una grande quantità di persone provenienti da culture diverse tra loro, ha permesso un eccezionale sviluppo delle relazioni nell’Occidente Cristiano. Ancora oggi, anche se non sempre facilmente, sono rintracciabili sul territorio le memorie di questo passaggio che ha strutturato profondamente le forme insediative e le tradizioni dei luoghi attraversati. Un passaggio continuo che ha permesso alle diverse culture europee di comunicare e di venire in contatto, forgiando la base culturale, artistica, economica e politica dell’Europa moderna.

Il Cammino di Santiago di Compostela è l’insieme dei percorsi che i pellegrini nel medioevo utilizzavano, attraverso la Francia e la Spagna, per giungere al santuario di Santiago di Compostela, costruito nel IX secolo sulla tomba dell’Apostolo Giacomo (morto nel 44 d.c.) il cui culto è da sempre molto sentito in Europa poichè , secondo la tradizione popolare, sarebbe intervenuto prodigiosamente, in sella ad un cavallo bianco, come Matamoros (ammazza mori), a sostegno dell’esercito asturiano contro le truppe islamiche nella battaglia di Clavijo nell’844 d.c.

I Cammini di Santiago sono quindi molteplici e, come si vede nella mappa, convergono, da diverse zone dell’Europa, verso Roncisvalle, da dove parte l’ultima tratta che attraversa la Spagna settentrionale.

Da quando nel  1987 il Consiglio d’Europa ha riconosciuto l’importanza dei percorsi religiosi e culturali che attraversano l’Europa per giungere a Santiago de Compostela dichiarando la via di Santiago “itinerario culturale europeo” e finanziando tutte le iniziative per segnalare i vari percorsi, questi sono diventati un prodotto turistico che travalica la fede cristiana e coinvolge migliaia di turisti ogni anno.

LE DIFFERENZE

La Via Francigena, a differenza del Cammino di Santiago de Compostela, non è ancora un percorso attrezzato per i pellegrini e per i turisti a piedi e in bicicletta.

Il tracciato di entrambe è immaginario perchè, tranne in pochi tratti dove permangono testimonianze storiche, delle antiche strade e sentieri percorsi dai pellegrini nel medioevo non c’è più traccia.

In particolare, la Via Francigena, ha risentito nei secoli delle trasformazioni fisiche del territorio attraversato, e delle vicende politiche che, per vari motivi contingenti, hanno modificato e rimodificato i flussi.

Solo negli anni ’80 del secolo scorso è comparsa una segnaletica lungo il percorso francese del Cammino, e solo recentemente in Italia è stata realizzata, da organismi privati e da poche amministrazioni locali, una segnaletica permanente per la Francigena.

Però, il Cammino, nelle sue varie articolazioni e aggiunte, può contare ogni anno sulla presenza di circa 300.000 pellegrini, mentre la Francigena molto meno (secondo stime, in eccesso, non verificate 50.000).

Da cosa dipende ? Dal marketing (solo annunciato) e da alcuni fattori strutturali.

Un esempio eclatante è costituito dall’accesso a Roma. Più ci si avvicina alla capitale e più ci si perde. Esperienza completamente diversa è l’arrivo a Santiago de Compostela, la meta indiscussa del pellegrinaggio e del viaggio.

Altra lacuna la presenza diradata e poco organizzata di ostelli a basso prezzo. A questo si aggiunge la frammentazione degli interventi strutturali sui percorsi che risultano parziali ed episodici.

Sostanzialmente la Via Francigena si presenta ancora più come un’idea e un progetto che come una vera e propria infrastruttura organizzata.

Al momento è un limite ma potrebbe essere una risorsa se le varie comunità locali, che potrebbero avere dei vantaggi dalla presenza di questa infrastruttura nei propri territori, si organizzeranno per realizzare un disegno unitario (dal punto di vista dell’identità del prodotto), ricco di varianti (così come la storia ci insegna) che consentano ai pellegrini e ai turisti di arricchire la propria esperienza di viaggio e di scoperta del territorio.

Stiamo parlando dell’Italia e di una ricchezza di offerta che non ha uguali (anche in confronto con la Galizia), così che la via Francigena o, meglio, le vie Francigene, possano diventare l’esperienza del viaggio in Italia per milioni di turisti.

Si tratta di porre l’attenzione più sul viaggio che sulla meta e lavorare per creare una cultura dell’accoglienza per un turismo itinerante, non più di massa (dei torpedoni), ma degli individui che si spostano a piedi o in bicicletta. Turisti comunque numerosi ma più attenti alle esperienze autentiche, ai territori attraversati e alle comunità.

Link all’intervista a Pierpaolo Romio, fondatore del Tour Operator, Giro Libero che parla anche della Francigena e fa interessanti riflessioni su come è organizzato il mercato del cicloturismo in Italia.

Valter Ballarini

Nato a Terni, in Umbria, ciclista, randonneur, guida cicloturistica, da anni esplora il mondo del Ciclismo non solo come fenomeno sportivo ma come modalità più consapevole di osservare e vivere la realtà. Architetto, in passato, ha realizzato progetti come la Bibliomediateca e il Videocentro a Terni, la Città del Gusto del Gambero Rosso a Roma, il Virtual Reality & Multi Media Park di Torino.

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Se avete bisogno di ricaricarvi energeticamente, andate in bicicletta sulla piana di Castelluccio di Norcia, nei Monti Sibillini, tra Umbria e Marche. Per arrivarci potete scegliere uno dei tre versanti: da Norcia, da Visso e da Arquata del Tronto. Tutti portano sulla piana dove domina il piccolo paese di Castelluccio, alle pendici del Monte Vettore.

Ci troviamo proprio al centro del cratere del recente terremoto del 2016 che ha distrutto gran parte dei paesi circostanti ma che non ha potuto modificare il fascino di una natura incontaminata, decisamente indifferente agli eventi sismici.

Dopo la prima fase post terremoto, caratterizzata dagli interventi urgenti di messa in sicurezza e di ripristino, si è ora nella fase di ricostruzione e, seppure in villaggi temporanei (allestiti dignitosamente), la vita delle comunità è ripresa, mentre proseguono i lavori di demolizione e rimozione delle macerie.

Lo scenario delle distruzioni riguarda esclusivamente le abitazioni perché le strade sono tutte aperte al traffico veicolare e nei nuovi villaggi ci sono i servizi di base sia per la popolazione residente che per i turisti.

La piana di Castelluccio è uno dei luoghi più belli e affascinanti del centro Italia e merita un viaggio. Nota sin nell’antichità, è sempre stata considerata un luogo magico. Dal Lago di Pilato sul Vettore, all’antro della Sibilla sui monti che da lei hanno preso il nome, più che la storia dei luoghi sono state tramandate le leggende di raduni magico esoterici di maghi provenienti da tutta Europa.

Questa atmosfera la si respira ancora oggi. Lo spettacolo che si presenta appena si svalica da uno dei tre versanti (specialmente proveniendo da Norcia) è decisamente emozionante: una distesa d’erba, senza alberi, per chilometri, solcata da una strada rettilinea che divide in due la pianura con verdi colline circostanti, dominate dalla presenza del Monte Vettore, con la sommità quasi sempre avvolta da spesse nuvole.

Il “piccolo Tibet” lo si apprezza pienamente in autunno, possibilmente non durante il weekend, poiché è anche frequentatissimo dagli amanti del parapendio, dai motociclisti e dai turisti “mordi e fuggi” a caccia di selfie durante la famosa “fiorita di Castelluccio”.

La piana di Castelluccio è bellissima da percorrere in lungo e in largo in bici, ma ancora più bello è arrivarci affrontando le tre bellissime salite da Norcia, da Visso e da Arquata del Tronto.

CASTELLUCCIO DEGLI EROI

A tal proposito la asd Bikemotion ha predisposto il progetto di un brevetto permanente: “Castelluccio degli Eroi” che si può conseguire in qualsiasi periodo dell’anno e consiste nell’effettuare le tre scalate (e rispettive discese) nell’arco di 24 ore. Il brevetto si può conseguire partendo da una qualunque delle tre località: Norcia, Castelsantangelo sul Nera e Arquata del Tronto per raggiungere la piazza del paese di Castelluccio. Si scende poi verso una della altre due località per poi risalire e tornare alla piazza e ridiscendere di nuovo sull’ultimo versante per poi risalire l’ultima volta e completare il brevetto. Una volta completato il percorso, per essere omologati, bisognerà inviare via email alla asd Bikemotion il riferimento della propria traccia su Strava o Garmin Connect.

Il percorso completo misura 143 km e 3800 m. di dislivello. Le salite e le discese da affrontare sono 9. Le tre principali + le tre per svalicare la piana e le 3 per arrivare alla sommità di Castelluccio.

Norcia – Forca Canapine – 16,7 km e 858 m. dislivello +

Castelsantangelo sul Nera – Forca di Gualdo – 10,2 km e 771 m. dislivello +

Arquata del Tronto – Forca di Presta – 13,6 km e 944 m. dislivello +

CASTELLUCCIO DEGLI EROI – SMALL

Comunque sia, anche se non volete impegnarvi anche in una sola delle tre salite mitiche, potete arrivare in auto fino a Castelluccio e poi attraversare la piana in bici raggiungendo i tre valichi e facendo ritorno sempre a Castelluccio. Ci sono parcheggi, bar e ristoranti in nuove strutture antisismiche che vi aspettano per una giornata diversa (indimenticabile).

Percorso totale 40 km e 868 m. di dislivello +

Valter Ballarini

Nato a Terni, in Umbria, ciclista, randonneur, guida cicloturistica, da anni esplora il mondo del Ciclismo non solo come fenomeno sportivo ma come modalità più consapevole di osservare e vivere la realtà. Architetto, in passato, ha realizzato progetti come la Bibliomediateca e il Videocentro a Terni, la Città del Gusto del Gambero Rosso a Roma, il Virtual Reality & Multi Media Park di Torino.

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Nei mesi scorsi, attraverso il blog, abbiamo ricevuto una richiesta di informazioni da parte di Jocelyne relativamente al percorso in bici per raggiungere il Castello di Postignano partendo da Assisi.

Abbiamo fornito queste informazioni e ne è seguito un simpatico scambio di email. Incuriositi dal loro modo di viaggiare, abbiamo chiesto a Jocelyne di inviarci al suo ritorno un breve resoconto e delle foto della loro esperienza di viaggio in Italia.

Quello che segue, nella versione in italiano e in quella in inglese, è il testo di Jocelyne che vi invitiamo a leggere per conoscere il punto di vista di una cicloturista straniera che ha programmato e realizzato una vacanza in bicicletta in Italia con il suo compagno.

“Mi chiamo Jocelyne Laplante. Io e il mio compagno siamo una coppia canadese di cinquant’anni di Montréal, Québec.

Siamo designer, interessati all’arte visiva e alla cultura (link al sito).

Siamo in buona forma, abbiamo buone bici ma non siamo «ciclisti ad alte prestazioni». Ci piace l’idea di andare liberamente, lentamente e silenziosamente sulle strade di campagna, sentendo la forma della terra cambiare, attraversare un piccolo villaggio e fermarci per fare un disegno e gustare un gelato.

Il Castello di Postignano, in Umbria, è stata la destinazione finale della nostra vacanza di 1 mese in Italia, a partire da Venezia.

Abbiamo volato con la compagnia aerea Air Transat che accetta biciclette a un prezzo ragionevole e offre voli diretti da Montreal a Venezia e il ritorno da una città diversa, senza costi aggiuntivi (nel nostro caso Roma).

Quindi ci portiamo le nostre biciclette, le imballiamo in scatole di cartone per l’andata e per il ritorno, e poi in sacchetti di plastica forniti dalla compagnia aerea e inclusi nel prezzo del biglietto. Viaggiamo leggeri, con solo due borse posteriori per ciascuno, di dimensioni medie.

Non essere appesantiti dal bagaglio rende il percorso in bicicletta più facile e più divertente. Oltre al ciclismo, ci interessa visitare musei, disegnare e apprezzare la cucina, quindi il viaggio lo abbiamo pensato prevedendo alcuni giorni consecutivi di ciclismo e tre tappe principali con sosta e soggiorno di 4/6 giorni in città d’arte.

Quindi, prima tappa, Venezia. Visto che le biciclette a Venezia non sono ammesse (e non sono affatto utili), ci fermiamo a Mestre. All’inizio del nostro viaggio solo una breve tappa in bici il primo giorno dall’aeroporto a Mestre. Il soggiorno a Venezia è stato caratterizzato principalmente dalla visita della Biennale d’Arte e per disegnare.

Poi è iniziata la vera avventura: pedalare lungo la costa adriatica attraverso la Laguna di Venezia: Lido, Pellestrina, Chioggia, Comacchio, Ravenna. Dopodiché, cambio di direzione, ad ovest, in Toscana, verso la nostra prossima «grande» destinazione; Firenze con 4 giorni di stop, via Faenza e Brisighella.

Da Brisighella abbiamo evitato la maggior parte della salita della parte montuosa prendendo il treno fino a Borgo San Lorenzo. Dopo una breve salita, finalmente una lunga e bella discesa fino a Firenze, passando da Fiesole.

Direzione successiva, a sud, in Umbria. Prendiamo il treno da Firenze ad Arezzo e da lì in bici fino al Lago Trasimeno, poi Perugia e Assisi. La nostra ultima tappa/giornata in bici è stata da Assisi a Postignano per un rilassante soggiorno di 5 giorni in un hotel in questo pittoresco «Borgo» medievale abbandonato alla fine degli anni sessanta e mezzo rovinato dal terremoto ma ora completamente restaurato da architetti rispettosi.

Le previsioni di temperatura per quel giorno erano molto calde, quindi abbiamo lasciato Assisi la mattina presto seguendo il tracciato suggerito da Valter, partendo da Spello passando per Foligno, Colle di San Lorenzo, Rasiglia e Sellano. La strada era fantastica, salendo dolcemente e lentamente attraverso la montagna con un’ultima discesa da Sellano a Postignano. Grazie Valter !”

“We are a Canadian couple from Montréal, Québec,  in their fifities, graphic designers interested in visual art and culture.

We are in good shape, have good bikes but not at all «high performance cyclist». We like the idea of going freely, slowly and silently on country road feeling the landform changes, crossing small village and stop for a drawing and a gelato. We flew with Air transat airline who accept bicycles for a reasonable price and offer direct flight from Montreal to Venise and a return from a different city with no additional fees (in our case Rome). So we bring our bicycles, packed them in cardboard boxes for the first part and for the return, in plastic bags provided by the airline and included in handling price. We travel light, with only two medium size rear saddle bags for each. 

Being not overload makes the cycling part easier and more fun. Beside cycling, visit museum, drawing and cooking are our main interest, so the trip is organized, say balanced between few consecutive days of cycling and three major stops /city stays of 4 to 6 days. 

So, first stop, Venezia, since bicycles are not allowed (and not useful at all) in Venezia we stay in Mestre. For this part, no cycling, only a short ride first day from airport to Mestre. The stay in Venezia was mainly for visiting the Biennale and drawing.

Then the real adventure begin: cycling along the Adriatic coast via the Venezia Laguna: Lido, Pellestrina, Chioggia, Comacchio, Ravenna. After that, change of direction and decor, going west, in Tuscany, to our next «big» destination; Firenze with 4 days stop, via Faenza and Brisighella. From Brisighella we skip most of the climbing of the mountainous part by taking the train from Brisighella to Borgo San Lorenzo, from there it still climb a little for finally going down in a long and nice way to Firenze via Fiesole. 

Next direction, south, in Umbria. We take the train from Florence to Arezzo and from there cycle to Lago di Trasimeno, then Perugia and Assisi. Our last step/ cycling day was Assisi to Postignano for a relaxing 5 days stay in a hotel in this picturesque medieval «Borgo» abandoned in the late sixties and half ruined by earthquake but now completely restored by respectful architects. The temperature forecast for that day was very hot, so we quit Assisi early in the morning following the track suggested by Valter, starting from Spello via Foligno, Colle di San Lorenzo, Rasiglia and Sellano. The road was great, gently and slowly climbing trough the mountain with a final descent via Sellano to Postignano.

Thank’s Valter !”

Grazie Jocelyne !!!

Valter Ballarini

Nato a Terni, in Umbria, ciclista, randonneur, guida cicloturistica, da anni esplora il mondo del Ciclismo non solo come fenomeno sportivo ma come modalità più consapevole di osservare e vivere la realtà. Architetto, in passato, ha realizzato progetti come la Bibliomediateca e il Videocentro a Terni, la Città del Gusto del Gambero Rosso a Roma, il Virtual Reality & Multi Media Park di Torino.

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La Greenway del Nera è costituita da percorsi sterrati, percorribili a piedi, in bicicletta o a cavallo, che costeggiano il fiume Nera e il suo bacino idrografico e rendono il suo territorio fruibile nella modalità più naturale e con basissimo impatto.

Greenway del Nera

Questa infrastruttura è l’insieme di diversi tracciati: itinerari Benedettini, la Via Francigena di San Francesco e la Ex ferrovia Spoleto Norcia che oggi sono tutti collegati e formano un anello ben segnalato di circa 180 km.

La Greenway del Nera, per facilitare la sua fruizione, è stata divisa in 16 tratti.

Unendo più tratti del percorso si può programmare un viaggio a tappe della lunghezza voluta. Molti di questi tratti lungo il fiume, dalla Cascata fino a Preci, sono prevalentemente pianeggianti ma quelli che vanno da Preci fino al ritorno alla Cascata presentano salite anche molto impegnative che, però, in caso di condizioni climatiche avverse, possono essere evitate scegliendo il percorso alternativo su asfalto, su strade sempre poco trafficate.

Di seguito i link alle tracce (navigabili senza registrazione) che possono essere anche scaricate nel formato gpx.

Per accedere alle funzionalità di Openrunner è necessario registrarsi gratuitamente al sito openrunner.com e, nel caso di smartphone, scaricare l’App. L’operazione è semplice (il sito è in francese ma basta cambiare la lingua in alto a destra) e vale la pena utilizzare questo potente strumento di navigazione.

Percorso completo originario (187 km e 4900 m di dislivello)

Percorso completo in variante (183 e 4750 m di dislivello) – con i tratti su asfalto per evitare i tratti chiusi

Percorso ridotto (90 km) – Percorso ufficiale della Randonnée MTB Greenway del Nera Adventure Trail

Percorso ridotto (60 km) – Percorso ufficiale della Randonnée MTB Greenway del Nera Adventure Trail

Percorso ridotto (30 km) – Percorso ufficiale della Randonnée MTB Greenway del Nera Adventure Trail

Percorso lungo il fiume Nera – Dalla Cascata a Castelsanfelice e ritorno (con varianti)

Tratto n.1 – Cascata delle Marmore – Arrone (6,6 km e 37 m di dislivello)

Tratto n. 2 – Arrone – Precetto (4,8 km e 60 m di dislivello)

Tratto n. 3 – Precetto – Ceselli (9,7 km e 104 m di dislivello)

Tratto n. 4 – Ceselli – Scheggino (3,4 km e 36 m di dislivello)

Tratto n. 5 – Scheggino – Sant’Anatolia di Narco (3,1 km e 76 m di dislivello)

Tratto n. 6 – Sant’Anatolia di Narco – Piedipaterno (4,9 km e 50 m di dislivello)

Tratto in variante su asfalto da Piedipaterno a Norcia (40,5 km e 968 m di dislivello)

Tratto n. 11 – Norcia – Cascia (17,7 km e 654 m di dislivello)

Tratto n. 12 – Cascia – Monteleone di Spoleto (20,7 km e 612 m di dislivello)

Tratto n. 13 – Monteleone di Spoleto – Salto del Cieco (10,3 km e 393 m di dislivello)

Tratto n. 14 – Salto del Cieco – Piediluco (25,4 km, 487 m dislivello + e 1072 m dislivello -)

Tratto n. 15 – Piediluco – Prati di Stroncone (23 km e 802 m di dislivello)

Tratto n. 16 – Prati di Stroncone – Cascata delle Marmore (18,5 km, 189 m disliv. + e 879 m disliv. -)

Le 16 tratte sono segnalate con cartelli direzionali caratterizzati da una grafica specifica ad alta riconoscibilità sulla base dei formati adottati per la segnaletica sentieristica regionale.

Ogni cartello contiene il logo, il numero della tratta inserito in un cerchio colorato che comunica il grado di difficoltà della tratta specifica secondo una scala cromatica definita, e la località di destinazione della singola tratta che può essere percorsa in entrambe le direzioni.

Lungo il percorso sono anche presenti cartelli quadrati di conferma che riproducono il logo GWN.

Ogni tratta collega 2 punti di destinazione che, nella maggior parte dei casi, sono centri abitati dotati di servizi.

Lungo il percorso sono posizionati anche dei cartelli con delle mappe di riferimento del percorso e con indicati anche i sentieri che portano alle varie zone naturali protette.

La numerazione delle tratte parte dal belvedere inferiore della Cascata delle Marmore e prosegue in senso orario.

Dalla Cascata a Triponzo il percorso di 46 km è suddiviso in 8 tratte ed è prevalentemente pianeggiante. Le altre 8 tratte sono invece caratterizzate dalla presenza di numerose salite e discese, anche impegnative, e sono anche più lunghe singolarmente rispetto alle precedenti.

Per avere informazioni dettagliate sui territori attraversati consultate lagreenwaydelnera.it

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Purtroppo, dopo il terremoto del 2016, molti tratti del percorso da Piedipaterno a Norcia sono impraticabili. In particolare sono chiusi i tratti:

n. 7 – Piedipaterno – Borgo Cerreto;

n. 8 – Borgo Cerreto – Triponzo;

n. 9 – Triponzo – Preci;

n. 10 – Preci – Norcia.

Si può comunque percorrere la strada asfaltata che corre quasi parallela ai tratti chiusi.

Valter Ballarini

Nato a Terni, in Umbria, ciclista, randonneur, guida cicloturistica, da anni esplora il mondo del Ciclismo non solo come fenomeno sportivo ma come modalità più consapevole di osservare e vivere la realtà. Architetto, in passato, ha realizzato progetti come la Bibliomediateca e il Videocentro a Terni, la Città del Gusto del Gambero Rosso a Roma, il Virtual Reality & Multi Media Park di Torino.

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Se vuoi un reportage che descrive le 16 tappe di questa ultramaratona (con i file gpx del percorso) puoi consultare questa mia raccolta su KOMOOT.

Le riflessioni che seguono sono personali ma possono essere utili per capire quale sia il senso di una avventura come questa che ho vissuto da protagonista.

Chi organizza una ultra-maratona ciclistica come la Alpi 4000, non ha in mente un evento sportivo tradizionale.

E’ il regista di un film che verrà interpretato, vissuto e visto da molte persone: i randonneur, che sono certamente i protagonisti, gli “angels” (così vengono chiamati coloro che collaborano alla riuscita dell’evento), gli abitanti dei luoghi attraversati dal percorso, i parenti e gli amici dei randonneur, gli appassionati di questa disciplina, e la cosiddetta “gente comune”.

Ogni randonneur è libero di interpretare il viaggio a suo piacimento. Deve solo rispettare due semplici regole: seguire il percorso certificando il suo passaggio presso i controlli dislocati lungo di esso e concluderlo non prima e non dopo le ore minime e massime stabilite dagli organizzatori in base ad un regolamento riconosciuto internazionalmente.

Cosa caratterizza e differenzia una ultramaratona ciclistica dai tanti viaggi in autonomia che migliaia di ciclisti nel mondo compiono ogni anno andando ad esplorare luoghi noti o meno noti ?

La randonnée è una proposta di spazio-tempo pensata e organizzata da qualcuno, mentre il viaggio in autonomia sei tu a deciderlo, scegliendo sia la meta che il percorso da seguire e il tempo che ci vorrai impiegare.

Se decidi di partecipare ad una ultra maratona lo fai perchè vuoi metterti alla prova, individualmente, partecipando però ad un evento collettivo.

Si tratta di una sfida a tutti gli effetti dove, però, gli altri non sono gli avversari da battere, ma i compagni di un lungo viaggio ricco di difficoltà e di insidie, da completare entro un tempo massimo che non concede rilassamenti.

Il film immaginato dagli organizzatori non sempre corrisponde a quello di ogni singolo randonneur. Ciascuno si costruisce un suo programma di viaggio in base al quale attraverserà i luoghi ad orari diversi e in condizioni climatiche, atmosferiche e mentali diverse. Questa differenza si evidenzia sempre più man mano che passano i giorni e scorrono i chilometri.

Tra i numerosi randonneur di tutte le nazioni che partecipano ad una ultra maratona come la Alpi 4000 ci sono quelli che la interpretano come una sfida finalizzata a completare il percorso nel minor tempo possibile e altri che utilizzano tutto il tempo a disposizione per godersi il viaggio.

Ovviamente per gli uni e per gli altri il film è diverso. Anche i ricordi e i racconti sono diversi, ma tutti condividono la soddisfazione di aver portato a termine una impresa.

Ecco, una ultra maratona ti regala il gusto dell’impresa condivisa, mentre il viaggio solitario in autosufficienza totale è un’avventura individuale difficile da condividere con chi non l’ha vissuta.

Personalmente ho avuto modo di vivere il film di una ultra maratona sia da regista che da interprete, avendo organizzato lo scorso anno la 999 Miglia di Roma e del Sud insieme a Luca Bonechi e Fabio Bardelli e avendo partecipato quest’anno, come randonneur, alla Alpi 4000.

Ho completato il percorso arrivando in cima allo Stelvio per ultimo, ma entro il tempo massimo, conquistando sia il brevetto che la ambita “maglia nera” che rappresenta il simbolo di un modo, non meno eroico, di godere di tutto il tempo a disposizione per completare l’impresa.

Lo scorso anno ho ricevuto molti complimenti da chi ha partecipato alla 999 Miglia perchè si è trattato di una esperienza estrema per le difficoltà incontrate ma anche per l’enorme bellezza goduta dai randonneur che hanno attraversato Roma e gran parte del Sud d’Italia con i suoi tesori e i suoi gioielli noti e meno noti, comunque da scoprire a da vivere.

Quest’anno ho invece avuto modo di interpretare un film fantastico ideato, organizzato e sceneggiato dagli amici Enrico Peretti e Mario Zangrando, con il contributo preziosissimo di Gianfranco Vignati (Jimmy). La Alpi 4000 è stata l’occasione per scoprire il Nord Italia con le sue grandi montagne, le bellissime valli, i grandi laghi, i grandi fiumi e l’immensa pianura padana. Città d’arte, gioielli di architettura, piccole frazioni dimenticate, paesaggi nei quali perdersi, persone gentili e curiose incontrate lungo il percorso, angeli custodi dei rando point sempre disponibili e randonneur di tante diverse nazioni e culture come compagni di viaggio.

Ho pedalato di giorno e di notte, ho dormito pochissimo, ho mangiato tutto ciò che mi capitava a tiro, dimagrendo lo stesso qualche chilo. Ho bevuto circa 20 litri di acqua al giorno e numerose birre. Ho potuto apprezzare pasticcerie e gelaterie incontrate lungo il percorso nelle brevi ma numerose soste effettuate più per alimentare la mente che per rilassare i muscoli.

Ho anche dovuto affrontare un ultimo giorno drammatico per via di una contrattura dei muscoli del collo rimediata il giorno prima a causa degli sbalzi di temperatura nel tratto di gallerie del lago di Garda. Non potendo muovere il collo e sollevare la testa, mi era difficile pedalare nella corretta posizione. Ho percorso la lunga discesa del Passo Palade seduto sul tubo orizzontale per poter vedere la strada. Poi, dopo un inutile passaggio in farmacia a Merano, ho percorso la ciclabile della Val Venosta pedalando senza mani per poter mantenere il busto eretto e guardare avanti. Arrivato stremato al controllo di Silandro ho anche pensato di ritirarmi per il dolore e le difficoltà che avrei sicuramente dovuto affrontare in questo stato nella salita dello Stelvio.

Poi ha prevalso la ragione e il calcolo. Giunto a Prato allo Stelvio, sempre procedendo senza mani sullo sterrato, mi restavano 5 ore per arrivare in cima prima dello scadere del tempo massimo. Ho fatto un primo tratto di salita di prova procedendo a piedi e ho verificato che potevo tenere un passo di circa 4,5 km orari.

Ce la potevo fare.

Così ho fatto, alternando tratti con meno pendenza in bici ad una velocità superiore (circa 7/8 km/h) a tratti più ripidi a piedi. Una strategia vincente che mi ha consentito di conquistare il brevetto e la maglia nera e di scattare molte foto di uno Stelvio deserto, privo di auto e moto.

Questi ultimi 25 chilometri li ho percorsi insieme a Maurizio Nese che, pur non avendo lo stesso mio problema fisico, ha copiato la mia strategia, godendosi questa meravigliosa ultima salita e arrivando poco prima di me. Tutto questo con il sostegno e l’incitamento di Moreno Castellani che è stato il mio prezioso compagno di viaggio in questa bellissima avventura.

L’Italia, nonostante i suoi enormi problemi e complicazioni di carattere culturale, è forse il paese più bello del mondo da esplorare in bicicletta. Le ultra maratone come la 1001 Miglia, la 999 Miglia, la Alpi 4000 e la 6+6 Isole, che si svolgerà il prossimo anno in Sardegna e in Sicilia con passaggio nave da Cagliari a Palermo compreso, fanno parte di un grande progetto dell’ARI per far conoscere l’Italia ai randonneur di tutto il mondo. Si chiama l’Italia del Grand Tour.

Sono certo che sarà un successo.

 

Per concludere ecco alcuni numeri della Alpi 4000.

476 iscritti provenienti da 37 nazioni e 5 continenti

392 partenti (29 donne)

345 brevettati (311 BRM – 140 ore e 34 BRI 158 ore)

47 tra ritirati e non omologati

 

Valter Ballarini

Nato a Terni, in Umbria, ciclista, randonneur, guida cicloturistica, da anni esplora il mondo del Ciclismo non solo come fenomeno sportivo ma come modalità più consapevole di osservare e vivere la realtà. Architetto, in passato, ha realizzato progetti come la Bibliomediateca e il Videocentro a Terni, la Città del Gusto del Gambero Rosso a Roma, il Virtual Reality & Multi Media Park di Torino.

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Rando Imperator 2016 – Da Monaco di Baviera a Ferrara from valterb on Vimeo.

Affascinato dal percorso della Rando Imperator che ricalca in gran parte la via Claudia Augusta, ho partecipato due volte a questa randonnée. Nel 2015 la Monaco Bolzano di 340 km, e nel 2016 la Monaco Ferrara di 660 km. Purtroppo in Germania e in Austria entrambe le volte ho pedalato sotto la pioggia battente per quasi 15 ore (guarda i due video che ho realizzato). Continua a leggere

Valter Ballarini

Nato a Terni, in Umbria, ciclista, randonneur, guida cicloturistica, da anni esplora il mondo del Ciclismo non solo come fenomeno sportivo ma come modalità più consapevole di osservare e vivere la realtà. Architetto, in passato, ha realizzato progetti come la Bibliomediateca e il Videocentro a Terni, la Città del Gusto del Gambero Rosso a Roma, il Virtual Reality & Multi Media Park di Torino.

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La valle incantata from Euromediaitalia on Vimeo.

Il viaggio in Italia ha origini antiche. Indipendentemente dal mezzo utilizzato (carrozza, carro, cavallo o a piedi) il viaggio in Italia era molto più difficile e complicato rispetto al viaggio in aereo, in auto o con il treno dei giorni nostri. Con le biciclette moderne è abbastanza facile anche il viaggio in bici, sicuramente più faticoso, ma realizzabile da un gran numero di ciclisti.

Spesso si fa confusione tra viaggio e vacanza. Per andare in vacanza è necessario avere tempo, denaro e una destinazione. Per organizzare un viaggio, invece, non bastano gli ingredienti della vacanza, ci vuole anche una forte motivazione. Continua a leggere

Valter Ballarini

Nato a Terni, in Umbria, ciclista, randonneur, guida cicloturistica, da anni esplora il mondo del Ciclismo non solo come fenomeno sportivo ma come modalità più consapevole di osservare e vivere la realtà. Architetto, in passato, ha realizzato progetti come la Bibliomediateca e il Videocentro a Terni, la Città del Gusto del Gambero Rosso a Roma, il Virtual Reality & Multi Media Park di Torino.

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